Arte

Hanno scritto (estratti)

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Nella foto un disegno-presentazione di Luigi Ontani del 2010. 

Giorgio Crisafi, pur operando con l'argilla e il fuoco, elementi tipici del mondo della ceramica, utilizza materiali e tecniche inusuali, portando un suo contributo originale a questa antica arte.
Nino Caruso

Distanti, quasi siderali ma vicine al tempo stesso. Le opere -sculture e bassorilievi- di Giorgio Crisafi hanno tra le altre anche la qualità di unire gli opposti: possiedono e comunicano una sorta di preziosa aristocraticità, qualcosa di ritrosamente distaccato che al primo impatto visivo ci tiene a rispettosa distanza ma che poi lascia il passo alla voglia di accarezzare quelle forme così misteriose e levigate, tali di diventare facilmente oggetti del desiderio.
Gabriele Simongini

Ci sono, tra le sue sculture allegoriche, configurazioni di maschere, di animali e uomini mischiati ad essi, totem, guerrieri, principesse, santi…, tutte ricamate da decori di una minuta scrittura simbolica ; il cuore e l’anima di questo artista guardano al passato, ad un nobile passato, alle nobili fiabe. Miti, leggende, novelle, epopee di racconti immaginifici, metaforici, araldici, a sfondo celebrativo etico o forse anche semplicemente affabulatorio. 
Bruno Ceccobelli 

C’è invenzione e una “bravura” carezzevole nel comporre le varie forme. A cominciare con Drago a Cavallo così felicemente arcaica e moderna insieme. E’ anche suggestiva al massimo Vipera… con la colata gialla “preoccupante” e velenosa. E l’araldica: Araldodidio così tesa e elegante. E il vero incanto di Soltanto Incanto… con quel Azzurro allusivo a sogni positivi. 
Giosetta Fioroni

Se proprio dovessimo riferire il lavoro di Giorgio Crisafi a un luogo d' avvio linguistico, non resterebbe che il lato piu segreto del surrealismo, quello che sembra ancora adesso tracciare nel cielo interiore di ciascun individuo il brillìo delle costellazioni popolate da creature che narrano il tempo dell'inizio o, per dirla con Paul Klee, il cuore della creazione. 
Fulvio Abbate
 
Sculture in ceramica che risentono di suggestioni differenti, dalla rude essenzialità dell'arte barbarica alle preziose lucentezze dei gioielli bizantini. Forme arcaiche rivisitate con un pizzico di modernità dove ritroviamo la forza visionaria di Leoncillo e il rigore delle ceramiche orientali.
Ludovico Pratesi
 
Crisafi attua il vigore dell'irrealtà, della scena teatrale, dell'immaginario. La sensualità rigogliosa dei colori, questa tavolozza piena, esuberante anche quando foggia opere monocrome, è una dissimulazione di profonda coscienza. I suoi sono personaggi che "di certo percorrono i suoi sogni, li veste di polvere..." come scrive il poeta-amico Stefano Simoncelli. 
Marisa Zattini

Sono creazioni smaglianti: anche le parti brune risultano investite di una luce che amerei definire orfica; nata da un arcano suggerimento che attiene contestualmente alla sfera psichica e a quella della teoresi congetturante. Certi coraggiosi accostamenti cromatici mi ricordano, d'istinto' pur trattandosi di scultura, qualcosa delle composizioni astratte dell'ucraina Sonia Terk Delaunay. 
Renato Civello

Giorgio Crisafi traduce la Natività attraverso una sintesi astratta di matrice metafisica, espressa con una scultura in ceramica in toni verdi e titolata Madonna del cordelloneSimbolo di povertà il cordellone unisce idealmente l'essere terreno e quello ultraterreno, divenendo metafora di vita spirituale. Come, parallelamente, il cordone ombelicale unisce il feto alla madre nutrendolo e preparandolo alla nascita. 
Andrea Baffoni

Come da attore Giorgio Crisafi ama evocare e far rivivere con i suoi personaggi una memoria emotiva, così con la terra realizza forme che guardano al passato come ad un paradiso perduto, da riconquistare sollecitando emozioni assopite o schiacciate dalla realtà del presente.
Silvia Imperiale

...Palmyra, l'ultimo progetto espositivo di Giorgio Crisafi, attraverso cui l'artista/attore pone al centro dell'attenzione il valore dell'immagine, intesa nel suo essere custode significante di memoria, simbolo di resistenza verso la barbarie. Una figura allegorica, a tratti immaginaria, grazie alla quale si compie l'atto di salvataggio e trasmigrazione del passato, delle sue icone e dei suoi simboli. Crisafi mette in scena nel teatro dell'arte figure primordiali, maschere ancestrali, personaggi antichi e vittime/superstiti del dramma di questo nostro tempo. 
Lorenzo Fiorucci

Per scoprire la profondità dell'installazione Giacimento di Giorgio Crisafi, il visitatore deve sporgersi all'interno di un vecchio fusto di petrolio arrugginito, sul cui fondo biancheggia la testa di un bambino in ceramica smaltata. Su un blocco di argilla poco distante, un paio di scarpette sembrano raggelate e si specchiano nella loro orma... Crisafi cita e rielabora la figura del piccolo Aylan, il bimbo naufragato sulle coste della Turchia e divenuto icona della tragedia dei migranti in cerca di fortuna al di qua del Mediterraneo. Tra liquidità del mare e liquidità del petrolio, causa di tutte le guerre, alberga una speranza accentuata dal contrasto tra il bianco dello smalto e il bruno della ruggine: che il bambino stia solo dormendo e che possa essere seme di vita futura.
Francesco Paolo Del Re

Giorgio Crisafi presenta i suoi “ Animali da palcoscenico”, appoggiati su una base di legno consumata dal tempo e rende tutta la “messa in scena”, comprensiva anche di un drappo nero che avvolge tutta la composizione, fortemente suggestiva.
Alfonso Talotta

Se c’è un modo nuovo dell’arte ceramica di proiettarsi nel futuro alla ricerca del senso della propria contemporaneità è proprio quello di richiamarsi alla materia ancestrale, alla terra, alla natura, alla memoria. Riportare alla luce  radici scoperte per guardare avanti prima degli altri... Giorgio Crisafi riproduce  modelli  di contenitori d’uso comune ma li simbolizza come reperti di memoria fatti d’argilla, bucati e  trafitti di luce.
Gianna Besson

Giorgio Crisafi si rifà ad un altro noto simbolo cristologico, la corona di spine, metafora della passione di Cristo, che ha il suo culmine e il suo compimento nella crocifissione, rappresentata al centro dell'opera. Traendo ispirazione dalla laude "Donna de Paradiso" di Jacopone da Todi, suo illustre concittadino, l'artista coglie nella circolarità della corona il motivo dell'ineluttabile rincorrersi di vita e morte.
Carmelo Cipriani

L'artista tuderte dà alle sue figure, che chiama personaggi, una caratterizzazione archetipa: personaggi magari sì, però di un mondo primordiale, apparentemente lontani dalla sua vicenda di attore, alle prese con la tipica introspezione del teatro moderno, ma non così lontani da quella vera e propria catastrofe della "personalità" dei tipi di Pirandello o di Strindberg o dei più contemporanei Harold Pinter e Jon Fosse di cui è stato interprete in teatro. E se vi è un artista a cui possono venire accostate queste sue opere totemiche e frontali, costui è Mirko, in particolare nei lavori degli anni '50, quando infatti recuperava linguaggi orientali, come i leoni tatuati o figure erette che hanno l'incombenza di ciò che non muta. I personaggi di Crisafi sciolgono l'aggressività dei totem di Mirko, ma abitano gli stessi luoghi dell'immaginazione: spargono simili effluvi di una fascinazione sottile e indeterminata che il solo nome Palmyra sa evocare, persino al di là del disastro bellico.
Enrico Mascelloni
 
Gli elementi di acqua, terra e fuoco, cari già ai nostri antichi maestri, che una cultura miope e distratta talvolta sorvola, benché ci abbiano lasciato in eredità capolavori di ogni sorta, sono per Crisafi basilari come le parole e gli stati d’animo, che ha ben saputo esprimere, essendo lui un grande attore di teatro, e non  solo, che ha saputo interpretare personaggi diversi, dandogli voce, spirito e  volto. Giorgio Crisafi è dunque aduso a dare udienza ai fantasmi.  Solo che qui, invece di portarli in scena su di un palcoscenico, ha dato loro consistenza con materia, colore e forma. Un racconto per immagini della vita che ognuno si porta dentro, e che queste opere, che hanno molto di metafisico, ci  invitano a scoprire e vedere.
Vincenzo Pardini
 

SEMPRE FATTO TEATRO è il titolo di questa nuova personale che ravvede la natura estetica e magmatica della sua scultura, ne ripercorre il gusto accentrandone la forma, epurandone il sodalizio con l’antico e risaltandone la chimera moderna che ben si sposa con lo spazio espositivo. E ‘sì ben coniugato è il valore emozionale dell’immagine, che audace e favolistica trova nell’esposizione una disamina iconografica che morbidamente ha davvero l’abito di una fiaba pregevole e senza tempo.

Beatrice Conte
 

Al di là dell’interpretazione delle sue opere, dal fascino incessante, vorrei soffermarmi sulla sua attività di scultore, nel senso più autentico, in quanto è un artista che mette le mani nella creta, le dà forma per poi procedere alla cottura: terracotta, smalto, e spesso anche lustro (terzo fuoco), per creare ulteriori effetti iridescenti che rendono più preziosi i modelli. Nel suo caso, quindi, non è solo l’idea e il disegno da sottoporre a un artigiano, come per molti artisti che realizzano ceramiche, ma è la fattura manuale che caratterizza le sue opere.
Claudia Terenzi  

Se si camminasse a occhi chiusi tra le opere di Giorgio Crisafi, senza sapere niente di lui o di loro e poi, d’improvviso, si avvertisse l’impulso di aprire le palpebre e di guardare, ci si troverebbe in una terra di dei, guerrieri e colori che si imprimono con forza nel subliminale e che continuano a lavorare nei giorni a seguire sotto il livello della coscienza come un'esperienza che trasforma. 
Liv Ferracchiati

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"La sedia del Principe" 2006
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"La Principessa e l'Antiquario" 2007
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"Sempre fatto Teatro" 2024